E poi ti vedo danzare.
Sulle note di Puccini, in mezzo ad un casuale cerchio di luce, su una piazza che si affaccia su un lago che per noi é un pò casa.
I tuoi occhi si illuminano, il tuo sorriso si allarga mentre caracolli con il tuo passo ubriaco verso questo palcoscenico improvvisato.
Fai una piroetta, ti fermi. Tutto attorno, nel buio, la gente ti guarda.
Sei buffa ed elegante al tempo stesso.
Mi chiami con la mano, poi mi vieni a prendere.
Balliamo per un po' e mi riaccompagni al mio posto.
Prendi papà e ci porti lui, a ballare nel fascio di luce.
Ti solleva e ti fa roteare e tu, grazie alla lassità legamentosa delle anche, mantieni la spaccata con una naturalezza che pure Carla Fracci ti fa un baffo.
Non é difficile immaginarti in tutù su un palco vero, tra qualche anno, chissà.
Ne hai fatta di strada, ragazzina, da quella notte di 4 anni fa esatti quando, passeggiando su un lungolago a poche centinaia di metri da qui, ho capito che saresti arrivata dopo poche ore.
Nessuno avrebbe previsto il nubifragio a secchiate che si sarebbe abbattuto di lì a pochi minuti nè la tempesta che avrebbe sconvolto le nostre vite nè, men che meno, il radioso arcobaleno di questi giorni.
E poi ti vedo danzare.
E sì, ci credo che forse indosserai un tutù, o suonerai un pianoforte, o terrai delle conferenze su Ötzi, l'Uomo dei Ghiacci che tanto ti affascina.
Grazie per questi 4 anni pieni di insegnamenti, Amore mio!